A/femm, Protani a SM: "12 squadre dal prossimo anno"

opening donne"Questo è anche il week end che dà il via al massimo campionato di basket femmine con il XVI Opening Day che si tiene nella bellissima città di Ragusa. Nella città iblea si affronteranno in due giorni tutte le squadre partecipanti al campionato di A1 in una due giorni ricca di eventi dentro e fuori dal rettangolo di gioco. L’ottantasettesimo campionato vedrà al via solo dieci squadre per le vicissitudini che hanno colpito Umbertide e la Progresso Bologna una situazione particolare che potrebbe rivelarsi con una programmazione seria e mirata un punto di svolta per l’intero movimento che soffre più di altri la crisi economica.

“Ci sono altre nazioni che sono potenze economiche che hanno campionati a dieci o undici squadre, questo non ci deve far paura perché c’è un Consiglio federale che sta dimostrando tutto il suo interesse verso il nostro movimento e dove i nostri tre consiglieri che vengono dal femminile stanno lavorando seriamente – sono le parole che il Presidente di Lega Massimo Protani rilascia a Supporter's Magazine - Noi come LegA stiamo attuando un progetto di basket femminile ma ci vuole tempo, puntiamo ad avere il prossimo anno 12 squadre e tra due anni 14 squadre in A1. Abbiamo l’appoggio del presidente Petrucci e del vice Laguardia che stanno dimostrando grande sensibilità verso il femminile. Lo ripeto, non c’è da spaventarsi avremo un campionato di qualità piuttosto che di quantità".

Sacchetti nuovo ct azzurro. Gli aneddoti più curiosi


Enel Brindisi presentazione coach Meo Sacchetti259Meo Sacchetti sarà ufficialmente il nuovo allenatore della nazionale dopo gli Europei. Sarà presentato il 5 agosto a Cagliari. Una scelta rapidissima, legata all'impossibilità di Ettore Messina di continuare con un incarico part time, essendo già impegnato con i San Antonio Spurs. Da Brindisi alla Nazionale, passando per Cremona. Una stagione non certo memorabile quella vissuta in riva all'adriatico, con la sola Final Eight di Coppa Italia raggiunta e giocata alla pari contro Milano nei quarti di finale. Ciò nonostante, una figura di ottimo livello per la nazionale che dopo Euro 2017 assumerà una nuova fisionomia.

Quando Sacchetti fu annunciato come nuovo allenatore dell'Enel Basket Brindisi ho subito pensato di chiedere una presentazione a qualcuno che lo conosce bene. Roberto Sanna e Andrea Sini, inviati da anni al seguito della Dinamo Sassari per il quotidiano "La Nuova Sardegna" (così come l'amico Nando Mura dell'Unione Sarda che all'indomani della chiusura del rapporto con Sassari aveva scritto che "Meo non meritava un trattamento del genere e che forse lui e Sardara avrebbero dovuto separarsi prima per il bene di tutti") mi avevano avvertito: Meo non è uguale a tutti gli altri, è un fuoriclasse. Se riuscite a prenderlo bene, lui vi ripagherà con il cuore e con una simpatia infinita. Il primo impatto, il giorno della presentazione al Pala Pentassuglia, sembrò confermarlo. "Era stato detto che la presentazione era per la stampa, qui siete tanti, tutti giornalisti?", aveva esordito. E subito risate e applausi (anche se la frase dovrebbe far riflettere) 

"Ho impiegato un po’ di tempo, diciamo un’intera stagione, per capire che Meo Sacchetti è differente. Anche se mi ero reso conto ben presto, in quell’estate del 2009, che non avevo a che fare con il solito coach col quale avrei condiviso partite, allenamenti, trasferte - spiega subito Roberto Sanna a Supporter's Magazine - Poco propenso a dilungarsi oltre lo stretto necessario nell’analisi degli avversari, nei piani tattici, nel notiziario degli infortuni. Molto felice, invece, di poter scambiare esperienze di vita, discutere di vino e cibo, anche parlare di altri sport"

"La notte della promozione, nel giugno del 2010, quando sono entrato nel ristorante di Tony, praticamente la sua seconda casa, col giornale della vittoria in mano per consegnarglielo, lui non ha detto niente. E’ rimasto defilato dal cuore della festa a fumare il sigaro, a un certo punto, saranno state le due, è scivolato via in silenzio col giornale arrotolato in mano - ricorda Sanna - . Il giorno dopo ha stracciato l’accordo ormai fatto con Varese, praticamente il coronamento di quella che era stata fin lì la sua carriera di allenatore, ha scelto ancora Sassari. Quel giorno ha cambiato il suo destino e quello della Dinamo, forse non era pienamente cosciente ma aveva fiutato l’onda giusta, come fa durante le partite quando prende le decisioni senza un’apparente logica e alla fine ha quasi sempre ragione".

Meo è differente e per questo il giorno dell’esonero l’ho chiamato e gli ho detto soltanto: “Non penserai di liberarti di me?”.

Esclusiva SM, Buffa racconta la bellezza dello sport

buffa 4Avevo incontrato Federico Buffa qualche tempo fa a Roma ad un evento di una casa farmaceutica. Lui padrone di casa, anche in quel contesto, con uno dei suoi meravigliosi racconti, il coraggio di Abidal che dopo il trapianto fegato torna a giocare nel Barcellona. Inevitabile l'incontro a fine serata, da appassionato di basket fino al midollo e con "qualche" radiocronaca alle spalle nel mio più che ventennale viaggio al seguito della squadra della nostra città. E allora, superato un leggero timore reverenziale, ecco che mi avvicino con una copia di Supporter's Magazine e subito il discorso scivola sul basket. Con una promessa: un'intervista tutta per noi. Il risultato è in questo articolo. Una delle più belle interviste realizzate e pubblicate, da leggere tutta di un fiato senza perdere nemmeno una parola.

- Raccontaci come nasce la tua infinita passione per il basket. La visita a Ucla è stata una scintilla per scoprire questo mondo?

"In realtà già molto prima. La passione è nata dopo aver visto giocare Chuck Jura nell'autunno del 1972 al Palalido di Milano contro Cantù. Una folgorazione"

- Sei laureato in giurisprudenza. La laurea l'hai messa nel cassetto oppure ti è stata utile nella tua carriera? Oggi la laurea resta importante nella formazione personale di ogni persona?

"Ho fatto l'avvocato dopo aver superato l'esame, ma sinceramente non era la mia tazza di tè. Studiare mì è piaciuto. Diritto penale, diritto angloamericano sono stati esami importanti per me. Col mio prof di angloamericano ho redatto un contratto che ho utilizzato per anni. C'è laurea e laurea, il titolo ha ancora fascino nel nostro paese, anche se a un quindicenne di oggi forse andrebbe consigliato d'imparare il cinese mandarino... "

- La tua prima esperienza da giornalista: entri nella redazione di Superbasket e consegni ad Aldo Giordani un tuo articolo. Un successo immediato. Ti sei mai chiesto come sarebbe cambiata la tua vita se il tuo scritto non fosse piaciuto e pubblicato? C'è ancora spazio per questo tipo di approccio o un bravo giornalista rischia di non emergere mai?

"Tante volte, del resto, non mi staresti facendo queste domande e chissà dove sarei ora. Ci deve essere spazio per il buon giornalismo, quello d'inchiesta per esempio. C'è poco spazio per i giovani giornalisti. Ci vuole fortuna. Oggi, più che mai. Resto dell'idea che però l'originalità paghi"

Venezia campione, ecco il film della finale scudetto

reyer campioneUna finale inedita quella tra Venezia e Trento. Due filosofie diverse di gioco. Tradizione contro novità e sfrontatezza. Una serie che subito ha fatto intuire che sarebbe stata lunga e sfiancante per entrambe le squadre, ognuna con i propri pregi e difetti, e in arrivo da due situazioni sportive e climatiche molto diverse fra loro. La Reyer arriva in finale dopo aver sconfitto prima Pistoia con un 3 a 1 nella serie e poi, all’ultimo respiro, Avellino in gara 6. La Dolomiti Energia ha invece sorpreso tutti fin dal principio liquidando Sassari con un netto 3 a 0, e poi eliminando la favorita al titolo, quell’EA7 Milano che quest’anno possiamo considerare la vera e propria delusione della stagione, con un 4 a 1 fuori da ogni aspettativa. Vince la Reyer, espugnando il Pala Trento in gara sei (dopo averlo fatto anche in gara tre), tornando al titolo dopo 74 anni.

La sconfitta in finale non potrà mai cancellare quanto di buono fatto durante tutta l’annata dall'Aquila, tenendo sempre conto che coach Buscaglia non ha mai potuto far conto su tutto il roster a disposizione. Se si chiedesse ai tifosi l’intera squadra sarebbe da confermare, ma sicuramente la conferma di tutto il blocco di italiani e se possibile di qualche americano, sarebbero una base solidissima sulla quale puntare durante il prossimo anno che vedrà i trentini tornare in Eurocup dopo un anno di assenza.

In laguna è tempo di festeggiare invece un storico risultato consapevoli della propria forza e dell’impresa appena compiuta. Grande merito ad un coach che ha saputo valorizzare a pieno ogni singolo della propria squadra arrivando a fine stagione con gambe e testa ancora molto attive. Anche in questo caso la riconferma di alcuni giocatori sarebbe una grandissima base su cui lavorare, ci sarà tempo per pensarci, perchè adesso Venezia, è molto poco triste.

Dalla serie B al tricolore, la favola in rosa di Lucca

lucca tricoloreQuesto finale di stagione è inutile nasconderlo ci sta regalando tantissime favole da raccontare e miracoli da ricordare. In campo maschile come potete leggere dalle nostre pagine on line i nostri corrispondenti da Capo D’Orlando e Trento ci raccontano di imprese, stessa cosa potrebbe essere l’impresa nel femminile della Gesam Gas Lucca che spezza il dominio del Famila Schio e dopo una serie di finale entusiasmante come poche si regala il primo titolo di campionesse d’Italia nella storia del club toscano.

“Abbiamo fatto una grande gara quattro ma dietro c’è tutto un percorso che parte da tanti anni fa con la costruzione di una squadra basata non solo sull’aspetto tecnico ma su un gruppo con valori dove l’aspetto lavoro ha la priorità su tutto - sono le parole di coach Mirco Diamanti, il condottiero in panca di Lucca -. Questo era l’unico percorso fattibile per arrivare in cima”. 

DALLA SERIE B ALLO SCUDETTO - Una storia che semina le sue radici nel luglio del 1992 raccogliendo ed unendo l’eredità di due squadre arrivando fino alla promozione in B nel 1995 con Lidia Gorlin attuale general manager in panchine. Nel 2006 inizia l’era di Mirco Diamanti con una promozione sfiorata il primo anno e centrata il secondo, anche in A2 l’anno buono è il secondo e la promozione nel massimo campionato arriva il 20 maggio 2010 contro Cagliari. Sono anni di stabilità e crescita costante in una società che non ha mai cercato di fare il passo più lungo della gamba, sapendo soffrire nei momenti difficili, avendo dalla sua parte il lavoro in palestra come unico strumento per diventare grande.

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