Marziali, tre anni fa su SM. Ora arbitra in Eurocup

Tre anni fa era ancora piuttosto sconosciuta, anche se la sua brillante carriera era già in rampa di lancio. Fummo tra i primi ad intervistare Silvia Marziali, che il 16 ottobre ha discusso la sua tesi di laurea in medicina con un argomento sulla cardiologia dello sport. Ma che soprattutto tre giorni dopo è stata il primo arbitro donna a diventare internazionale, a Girona per la gara di Euro Cup femminile tra Spar Citylift e Basket Landes. La risentiremo a breve, magari cercheremo di portarla a Brindisi per uno shooting fotografico, intanto riproponiamo l'intervista del nostro Giuseppe Errico.

 - È uno dei mondi più inesplorati del nostro amaro sport, sono protagonisti come giocatori e coach delle straordinarie partite di basket. Spesso non amati dai tifosi di ogni squadra, contestati a prescindere e spesso a torto. Stiamo parlando dei "depositari della legge" del basket, gli arbitri. In questo mondo ci facciamo accompagnare da una donna, Silvia Marziali, di professione arbitro. La coda bionda più nota e vistosa del basket femminile e a detta di molti addetti ai lavori tra le migliori in Italia.

 - Guardando una partita di basket, con giocatori ed allenatori che protestano contro le tue decisioni, il pubblico che ti riempie di attenzioni non proprio amichevoli e tutti gli addetti ai lavori pronti a giudicare il tuo operato viene da chiedersi: Ma come ti è venuto in mente di fare l’arbitro di basket?

"Fino ai 19 anni passavo gran parte del pomeriggio ad allenarmi e spesso capitava che la nostra allenatrice ci chiedesse di "arbitrare" il minibasket. A fine anno una mia amica ed io scoprimmo che facendo il corso da arbitri potevamo arbitrare tutti quei tornei ai quali avevamo partecipato come giocatrici e prendere qualche soldo, così ci siamo iscritte".

 - Raccontaci del tuo esordio e dei tuoi primi anni con il fischietto in bocca… "Il mio esordio è stato ad un mese dal corso al torneo MiniStar a Roseto, divertentissimo! Ho preso per la prima volta contatto con il mondo arbitrale, vissuto il torneo con un altro ruolo, conosciuto altri arbitri, seguito le prime lezioni e consigli degli istruttori, arbitrato le prime partite, formato il primo gruppo arbitri.. Davvero bello e inaspettato! Dal settembre successivo ho poi iniziato ad arbitrare qualche giovanile e promozione, cercando di incastrarle con le partite da giocatrice".

 - Quale è stata la partita più importante che hai arbitrato? "Ogni partita è importante, ognuna ha caratteristiche e peculiarità che la rendono tale. Se parliamo di posta in gioco, credo sia stata Schio-Ragusa, gara 3 di finale scudetto di A1 femminile".

 - Come ti prepari per una partita? "Arrivata la designazione, inizio a pensare a quali potrebbero essere le problematiche della partita, a ciò che potrei fare e come affrontarle, per permettere un gioco più corretto possibile. Questo mi rende concentrata, e insieme al lavoro video, anche serena e pronta".

 - Quali sono le sensazioni più frequenti al termine di una gara? "La fine della partita è sempre un momento un po' convulso, visto i chiarimenti richiesti dai coach e giocatori, dal confronto con i colleghi e spesso la presenza dell'osservatore. Ho mille immagini che si sovrappongono e pensieri disordinati tutti accelerati dall'adrenalina. A freddo, sulla via del ritorno, penso a ciò che avrei potuto fare diversamente e/o meglio, agli errori fatti e alle cose che invece son andate bene. Spesso non sono completamente soddisfatta della gara, vorrei eliminare ogni tipo di errore o imprecisione, ma siamo umani e la perfezione non ci appartiene".

 - Che tipo di allenamento svolgi? "Mi alleno quasi tutti i giorni, correndo in pista, lavorando in palestra, arbitrando qualche allenamento o amichevole. Inoltre affianco lavoro video : mi rivedo nelle partite precedenti,curando la meccanica ovvero le posizioni che dobbiamo tenere in campo, e la comunicazione non verbale (gestualità, segnali) e taglio clip di situazioni dubbie da analizzare successivamente con l'istruttore".

- Come sono i rapporti con i tuoi colleghi? Quali sono i tuoi punti di rifermento tra gli arbitri più famosi? "Molto buoni. Spesso i legami che si creano in campo si trasformano in amicizie fuori. Non ne ho solo uno e non solo tra i famosi. Si può imparare tanto da tutti, ognuno per una cosa diversa. Professionalità, regolamento, gestione di situazioni critiche, atteggiamento in campo.. c'è tanto da imparare e migliorare. Spero di poter avere la passione e la professionalità che hanno alcuni arbitri esperti delle serie minori: ogni fine settimana è una finale, consigliano ai più giovani, si divertono e arbitrano con il sorriso sulle labbra a prescindere se sugli spalti ci siano 5 persone e la partita finisce di 30".

 - La soddisfazione più grande che hai provato? E la delusione più scottante? "La soddisfazione è stata partecipare al Torneo dell'Amicizia. Vestire i colori azzurri, aver scritto Italia sul petto, rappresentare la propria nazione all'estero è una emozione unica. Posso dire di non aver avuto nessuna delusione particolare, a volte i rapporti tra colleghi possono regalarti qualche sorpresa ma fa parte tutto della vita".

 - Preferisci arbitrare una partita maschile o una femminile? "Non credo che la differenza sia da fare fra genere, come facilmente si può pensare, piuttosto tra partite: arbitrare partite combattute, con il finale sempre in sospeso, è più divertente di una che finisce di 30, a prescindere che siano femminili o maschili".

 - Quali sono i giocatrici o le giocatrici che ti potrebbero mettere in difficoltà… e quelli/e invece che vorresti sempre in campo? "I giocatori che preferirei non avere in campo sono quelli che simulano, floppano, o comunque fanno di tutto per ingannare l'arbitro e non pensano a vincere l'avversario in maniera corretta e sportiva. Adoro quei giocatori entusiasti che si lanciano su ogni palla vagante, difendono forte e si buttano a rimbalzo agonisticamente. Sono sicuramente più difficili da arbitrare tecnicamente ma sono uno spettacolo per il gioco stesso e spesso sono i più corretti e dotati di fair play".

 - Cosa ti affascina del mondo arbitrale e cosa invece non ti piace? C’è qualcosa che cambieresti? "Il mondo arbitrale è molto vario, la maggior parte degli arbitri vive di passione e nella vita fa altro quindi è molto interessante conoscere persone nuove, con vite spesso molto diverse dalle tua. Non mi piace chi non lavora come deve, chi vive il suo ruolo con pacatezza e senza una travolgente passione, chi fa il minimo indispensabile e a volte neanche quello".

 - Essere donna-arbitro è un vantaggio o uno svantaggio? "Non parlerei di vantaggi o svantaggi, ma di opportunità. Nel 2010 è partito il Progetto Donna che ci ha dato la possibilità di essere più seguite, di aver avuto maggiori occasioni di lavoro e di fare qualche esperienza in più. Poi sta alla persona saperle sfruttare".

 - Perché in Italia, al contrario di molti altri paesi, non ci sono donne arbitri internazionali? "Nelle generazioni passate c'erano diverse donne arbitro ma non sono state seguite adeguatamente e prese in considerazione dal mondo cestistico in toto ed è per questo che attualmente non ci sono donne internazionali".

 - Gli arbitri sono in competizione tra loro? "È presente del sano agonismo : ognuno di noi lavora duramente e punta a migliorarsi per poter arrivare sempre un gradino più in alto".

QUANTO CONTA IL TEAM BUILDING TRA ARBITRI

 - In una partita è più importante l’aspetto tecnico o quello psicologico? "Sicuramente quello psicologico. Tecnicamente si può lavorare e imparare. La componente psicologica è più difficile da allenare e curare. Proprio per questo l'essere arbitro aiuta a forgiare e modellare la propria personalità, sempre sulla base del carattere che ognuno ha e che porta inevitabilmente in campo. Siamo persone prima che arbitri".

 - Quali sono le principali differenze, per un arbitro, nel dirigere una partita femminile rispetto ad una maschile? "Le donne sono più scomposte e molti contatti vengono esasperati, non tutti provocano un effettivo svantaggio e di conseguenza non sono necessariamente dei falli. I maschi, per differenza fisica, riescono a gestire meglio il contrasto, anche se capita sempre più spesso di avere qualche giocatore che si lamenta anche per contatti ininfluenti".

 - Si parla spesso di “squadra arbitrale” dentro il campo: quanto è importante il “team building” tra gli arbitri? "Fondamentale : non importa se fuori non si è particolarmente amici o magari non ci si conosce per nulla, in campo si lavora tutti insieme, arbitri e ufficiali di campo. Per 40 minuti hai solo loro e nessun altro, si fa squadra, si lavora per uno stesso obiettivo. Se ognuno pensa a dirigere la sua partita e non a collaborare, tra noi ma anche con giocatori e coach, la partita non si porta a casa".

 - Quale può essere la dote più importante in un arbitro, e quale invece il suo più grande limite? "Grande passione per il gioco, capacità di accettare le critiche, apertura al dialogo. La supponenza o arroganza oscurano anche l'arbitro tecnicamente più bravo".

 - Raccontaci un aneddoto della tua carriera arbitrale... "In realtà di carini ce ne sono stati parecchi, nonostante la mia poca esperienza. Mi ero appena trasferita a Parma, non conoscevo bene le palestre e avevo una gara giovanile di sabato pomeriggio. Mi presento e chiedo se fosse in quell'impianto la partita: "In realtà la partita di pallavolo è già iniziata". "Ah ok, io sarei l'arbitro della partita di pallacanestro in realtà"

 - Ti è mai capitato che un giocatore, dopo un fallo fischiato, invece di protestare ti chiedesse un appuntamento? "Sì capita, alcuni sono molto creativi"

 - Cosa diresti ad una ragazza che volesse intraprendere la carriera arbitrale? "La stessa cosa che direi a un ragazzo: se ami la pallacanestro, ti piace fare sport e allenarti, conoscere persone e posti nuovi, perché no?"

 - Se dovessi lanciare un messaggio al mondo del basket, prima dell’inizio di questa stagione, diresti… "Cooperatività: coach, giocatori e arbitri. Possiamo far crescere e bene il movimento se tutte le parti collaborano insieme e si rispettano. Buona stagione e divertitevi!"

Giuseppe Errico

foto: Carlo Silvestri (Basketinside.com) e Louis Javier Benito 

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