Nets ko. Irving spazzato via dai Celtics, sua ex squadra

I Brooklyn Nets, prima dell’All Star Weekend, hanno attraversato una crisi che li ha trascinati fino all’ottavo posto nella Eastern Conference. Sono arrivati ai play off attraverso uno "spareggio" vinto contro i Cavs, ma al primo turno hanno affrontato i Boston Celtics e sono stati spazzati via con un secco 4-0

Una sconfitta dal doppio sapore amaro per Kyrie Irving, tornato a giocare a tempo solotanto poche settimane fa a seguito della nota vicenda della sua mancata vaccinazione e che nel 2019 ha abbandonato in fretta e furia i Celtics per passare proprio ai Nets. Brooklyn era la favorita nella corsa al titolo NBA lo scorso ottobre e invece è stata la prima a essere buttata fuori dalla post-season, un crollo che non condizionerà le scelte future di Irving, che vuole mantenere coerenza: “Non ho intenzione di andare da nessun’altra parte”, spiega in conferenza stampa a fine gara. Ma aggiunge: "Mi sento come fossi stato un problema per la squadra. Il mio non poter giocare la maggior parte delle partite è stata forse una distrazione per l’intero team. Tutti attendevano il nostro fallimento, ora bisogna ripartire tutti insieme in estate"

Il ritorno a tempo pieno di Irving era coinciso con una sconfitta contro Charlotte. "Nulla è andato come volevamo, ma la mia presenza oggi è più importante di una semplice partita", aveva commentato il giocatore all'indomani della decisione del sindaco di New York, Eric Adams, di aggiornare l’eccezione del “mandato vaccinale” che riguardava gli artisti e gli atleti per togliere la differenza tra residenti e non residenti. In pratica, gli atleti (e gli artisti) affiliati a squadre e business newyorchesi potranno esibirsi nelle arene della città anche se non vaccinati, cosa che era permessa soltanto a giocatori delle squadre ospiti e a performer non residenti nella Grande Mela. Lo stesso obbligo vaccinale riguardava i giocatori no-vax di Yankee e Mets, alla vigilia dell’inizio del campionato di baseball, ma anche per loro sono cadute tutte le restrizioni.

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LE PAROLE DI IRVING: "NON SONO NO VAX" - "Nessuno dovrebbe essere costretto a fare qualcosa che non vuole al proprio corpo: ne abbiamo solamente uno. Questa è la mia vita, posso fare quello che voglio e nessuno può dirmi che cosa devo o non devo farci. Il mio obiettivo non era essere dipinto come un eroe, come un cattivo o come uno che va contro gli obblighi vaccinali. Ma nessuno può sabotare la mia voce e portarmi via il potere che ho parlando di certe cose”. Era cominciata in questo modo la diretta su Instagram fatta dal giocatore ai suoi 15 milioni di followers nei giorni in cui a New York era scatato l'obbligo vaccinale.

E va avanti: “Mi era stato promesso che ci sarebbero state delle esenzioni e che non sarei stato costretto a vaccinarmi. Non era un problema prima che iniziasse la stagione [in realtà la legge di New York è passata 10 settimane prima dell'inizio del campionato ed era stato chiarito a inizio settembre che anche i giocatori di Nets e Knicks ne sarebbero stati soggetti, ndr]. L’obbligo vaccinale non era una cosa che avevo previsto e per la quale ho potuto strategicamente decidere quello che sarebbe stato meglio per me e la mia famiglia".

"Ho scelto di non vaccinarmi, e chiederei a tutti di rispettare la mia scelta. La mia non è una decisione politica, non riguarda la NBA o nessuna altra organizzazione. Riguarda la mia vita e quello che scelgo di fare. Se avete deciso di vaccinarvi, io vi sostengo. Se avete deciso di non farlo, io vi sostengo. Sono ancora incerto su molte cose, e va bene. Se devo essere demonizzato per avere delle domande a cui trovare risposte e prendermi il mio tempo per prendere una decisione sulla mia vita, va bene. È una cosa su cui devo riflettere, ma so quali sono le conseguenze delle decisioni che prendo".

I RISVOLTI SALARIALI E DI CONTRATTO - Kyrie ha quindi scelto di restare ai Nets, ma ancora non è chiara quale sarà la formula. Per il 2022-23 infatti il contratto di Irving prevede una player option da 36.5 milioni di dollari, prima di diventare unrestricted free agent: nonostante non abbia dettagliato o meno la sua intenzione di accettare il contratto o meno di un anno, l’unica certezza è che il prossimo autunno si ripresenterà in squadra al fianco di Durant.

Secondo quanto riportato da Shams Charania qualche tempo fa, i Nets avrebbero ritirato l’offerta di estensione da 187 milioni di dollari messa sul tavolo a Irving, il quale comunque a sua volta non aveva ancora accettato di firmarla. Aggiunge il sito di Sky Sport che le soluzioni alternative sul tavolo da poter seguire al momento sono tre. La prima è la rescissione unilaterale del contratto (strada molto difficile da percorrere a livello normativo per i Nets); La seconda è che, dopo la somministrazione del vaccino, Kyrie Irving torni a essere a disposizione e venga reintegrato in squadra (cosa poi accaduta, ndr); La terza è che Kyrie Irving venga ceduto da Brooklyn, possibilmente a una squadra che può schierarlo nelle partite casalinghe anche da non vaccinato.

Il terzo scenario è quello su cui Flavio Tranquillo si sofferma di più in un suo intervento, sottolineando come Brooklyn in quel caso si ritroverebbe a dover scambiare un giocatore con due anni di contratto davanti, un campione assoluto ma in aperta rottura con la franchigia. Una condizione che metta i Nets nella condizione di non poter chiedere nulla o quasi in cambio: per questo, nonostante l’intervento sul mercato appare il più percorribile, saranno tanti i fattori - e le persone - che agiranno all’interno della franchigia per provare a ricomporre la frattura (a partire da Kevin Durant e James Harden). Di certo c’è che questa intricata situazione continuerà a far discutere anche nelle prossime settimane.

Le dichiarazioni raccolte da ESPN facevano sperare in un rinnovo. “Ho firmato qui per arrivare fino in fondo […] quando penso alla squadra e alla nostra organizzazione questo è l’approccio, vogliamo costruire una legacy, non assemblare qualcosa in fretta e furia e vedere poi cosa succede. Per me il fattore determinante è sempre il sentirmi bene dove sono, qui è così. In estate ne parleremo ma non lascerò il mio numero 7 [Kevin Durant ndr.] per alcuna ragione al mondo". Le ultime dichiarazioni a caldo dopo la sconfitta in gara 4 sembrano confermare questa strada.

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MP

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