Italbasket qualificata ma si deve fare di più
Non è una “Corea” (i meno giovani ricorderanno il flop della nazionale di calcio nel mondiale del 1966) perché insieme alla sconfitta è arrivata anche la certezza matematica della qualificazione a Eurobasket 2025, tuttavia il ko interno con l’Islanda, nella Città del Tricolore e nell’occasione in cui si festeggiavano i cinquant'anni di vita della Pallacanestro Reggiana, è per lo meno doloroso. Tanto più che, appena tre giorni prima a Reykjavik e in formazione largamente sperimentale, l’Italia aveva battuto la squadra dell’Isola di ghiaccio (che poi non è, vista la ricchezza di minacciosissimi vulcani attivi) di 24 punti.
Era lecito attendersi una gioiosa passerella, non il gelo - anche del pubblico che si è limitato al silenzio - che ha accompagnato la pessima esibizione degli azzurri, nell'occasione rinforzati da qualche veterano, come capitan Melli, che a Reggio Emilia è nato e ha mosso i primi passi cestistici, e Pippo Ricci che alla fine è stato l'unico a tentare una reazione efficace nell'abulia dei compagni. Ricci messo gentilmente a disposizione da Ettore Messina, mentre sarebbe servito assai di più Nico Mannion. Bortolani era invece in campo anche in Islanda.
Nel bilancio dei due confronti della finestra d'autunno, possiamo essere soddisfatti per l’esordio di Grant Basile, bisnonno palermitano, che ora, da italiano a tutti gli effetti, apre la possibilità a Cantù di ingaggiare un nuovo straniero (cosa poi avvenuta con Dustin Hogue, ndr), preziosissimo nella corsa verso la Serie A. Meglio a Reykjavik (19 punti) che a Reggio Emilia, ma comunque una valutazione positiva, così come per Dame Sarr al netto dei suoi 18 anni.
Approccio sbagliato, come dice il Poz, motivazioni ben più forti da parte dell'Islanda a caccia di un posto nell'Eurobasket, ma ugualmente una figuraccia da evitare dopo la deludente prestazione nel preolimpico di San Juan de Puerto Rico, quindi due momenti negativi consecutivi che fanno scattare un campanello d'allarme e focalizzare l'attenzione sull'eterno problema di una Nazionale che non può perdere nessuno dei suoi titolari per mancanza di sostituti di livello per lo meno vicino. È questo il mal d’Italia, nel basket s'intende, dove i giovani per trovare un po’ di spazio debbono volare all'estero come Melli o Fontecchio un tempo, ora Spagnolo e Procida, ma anche lo stesso Sarr (perché nessun club italiano ha pensato di trattenerlo, così come Spagnolo prima di andare a crescere nel Real Madrid?). Per fortuna, potremmo dire, perché almeno loro spazio e fiducia l’hanno trovata.
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Mario Arceri
credits photo: Italbasket